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La chiacchiera sportiva

作者:Umberto Eco  来源:  浏览量:3985    2015-05-27 09:24:36


Umberto Eco

 

La chiacchiera sportiva[1]

 

C'èuna cosa che-quand'anche la giudicasse essenziale-nessun movimento studerttesco, rivolta urbana, contestazione  globale o che sia, potrà mai fare. Ed è invadere un campo sportivo a11a domenica.

La proposta stessa si presenta come ironica e assurda, provate a farla e vi si riderà sul viso; fatela su1 serio e vi si inldicherà come un provocatore. E questo non per 1'ovvia ragione che una massa di studenti può anche buttare bottiglie mo1otov su11e jeep di qualsiasi polizia, e il massimo che accade(per forza de11e leggi, l'esigenza de1l'unità nazionale, i1 prestigio de11o Stato) saranno mon più di quaranta morti; mentre 1'attacco a un campo sportivo provocherebbe senza dubbio un massacro degli attaccanti, indiscriminato, totale, da parte di probi cittadini stupefatti per l'affronto, e senza nu11a di più grande da salvaguardare a1 di fuori di quel massimo Diritto conculcato- e quindi.disposti a1 linciaggio totale.

Perché voi potete occupare una cattedrale: e avrete un vesco-

vo che protesta, alcuni cattolici turbati, una frangia di dissenzien ti favorevoli, le sinistre indulgenti, i laici storici(sotto sotto) felici.E voi potrete occupare la sede centrale di un partito, e gli altri partiti,solidali o meno, penseranno che ben gli sta. Ma se qualcuno occupasse uno stadio, reazioni immediate a parte, la dissociazione di responsabilità sarebbe totale: la Chiesa, la Sinistra, la Destra, lo Stato, la Magistratura, i Cinesi, la Lega per i1 Divorzio e gli Antarco-Sindacalisti, tutti metterebbero a11a gogna i criminali. Dunque c'è una zona profonda de11a sensibilità co11ettiva che nessuno, o per convinzione o per calco1o demagogico, acconsen-tirebbe a toccare. Dunque c'è una struttura profonda de1 Sociale i1 cui Cemento Massimo, se disgregato, metterebbe in crisi ogni principio associativo possibile, e dunque la presenza de1l'uomo su11a terra, almeno così come è stato presente nelle ultime decine di m1gliaia d'anni. Lo Sport è 1'Uomo, 1o Sport è la Società.

Ma se una revisione g1obale dei nostri rapporti umani è in gioco, tocchi essa 1o Sport. A questa radice ultima scoprirà le in-consistenze del1'Uomo come animale sociale: qui emergerà cosa ne1 rapporto di socialità è non umano. Qui si farà chiara la natura mistificatrice de11'Umanesimo Classico, fondato su11'antropola1ìa greca, fondata a sua volta non su11a contemplazione, su11a no-zione di città o su1 primato de1 Fare, ma su11o sport come spreco ca1colato, copertura de1 problema, "chiacchiera″ elevata a1 rango del tumore. In breve-e ci spiegheremo più avanti - 1o sport è 1'aberrazione massima del discorso fatico, e quindi- al limite-1 negazione di ogni discorso, e pertanto il principio di disumaniz-zazione de11'uomo, o 1'invenzione"umanistica″ di una idea de1-1'Uomo mistificatrice in partenza.                                                 l

Domlna l'attivita sportiva 1'idea di “spreco”. In principio, o-gni gesto sportivo è uno spreco di energie: se scaglio un sasso per il puro piacere di scagliar1o-non per un fine utilitario qualsiasi-ho sprecato ca1orie accumulate attraverso 1'ingurgitazione di ci-bo,realizzato attraverso unlavoro.                                        

Ora questo spreco-sia chiaro- è profondamente sano.È 1o

spreco proprio del gioco, E 1'uomo, come ogni animale, ha i1 bi-sogno fisico e psichico di giocare. C'è dunque uno spreco ludico a cui non possiamo rinunciare: esercitar1o, significa essre liberi,e 1iberarsi da11a tirannia de1 1avoro indispensabile. Se accanto a me che scaglio il sasso, un altro si aggiunge per scagliarlo più 1ontano ancora, i1 gioco prende la forma della “gara”: anch'essa è uno spreco, di energia fisica e di inte11igenza che provvede le regole del gioco, ma questo spreco ludico si risolve in un guada-gno. Le corse mig1iorano le razze, le gare sviluppano e controlla-mo la competitività, riconducono l'aggressività originaria a si-sthema, la forza bruta a inte11igenza.

Ma già in queste definizioni si annida i1 tarlo che mina i1 gesto alle radici: la gara disciplina e neutralizza le forze de11a prassi. Riduce un eccesso d1 azione, ma di fatto è un meccanismo per meutralizzare l'azione.

Da questo nuc1eo di equivoca sanità (di sanità  “sana”  sino a1 punto in cui non venga varcato un limite- così come si muore per eccesso di que11'esercizio liberatorio indispensabile che è i1 riso, e Margutte scoppia per esagerata salute) maturano le prime degemerazioni de11a gara: come 1'a1levamento di esseri umani votati alla gara. L'atleta è già un essere che ha ipertrofizzato un so1o organo,che fa del suo corpo la sede e la sorgente esclusiva di un gioco continuo; 1'atleta è un mostro, è 1'Uomo che Ride, è la geisha dal piede compresso e atrofizzato, votata a11a strumentalizzazio-me totale.

Ma l'at1eta come mostro nasce ne1 momento in cui 1o sport miene elevato a1 quadrato: quando cioè 1o sport, da gioco che era giocato in prima persona, diventa una sorta di discorso sul gioco,cvvero il gioco come spettaco1o per altri. e quindi il  gioco come giocato da a1tri e visto da me. Lo sport a1 quadrato è lo spettaco1o sportivo.

Se lo sport(prat1cato)è salute, come i1 prendere cibo, 1o sport misto è la mistificazione de11a salute. Quando io vedo gli altri gio-care, non faccio nulla di sano, e soltanto vagamente mi diletto de1 la sanità a1trui (che già sarebbe squa1lido esercizio di voyeurismo,comme chi gupardi gli altri che fanno al1'amore): Perché di fatto traggo il massimo piacere dagli incidenti che occorreranno a chi fa esercizio di salute, e dunque da11a malattia che mina questa saline in esercizio(come chi guardi non due esseri umani, ma due apin a fare a11'amore, ne11'attesa di assistere a11a morte del fuco).

Certo chi guarda 1o sport praticato da altri, nel guardare si eccita: e grida e si dimena, e dunque fa esercizio fisico e psichico, el riduce1'aggressivita e disciplina la competitività. Ma questa ri- duzione non viene compensata, come ne1 fare lo sport, da un accrescimento di energie, e da un acquisito contro11o e padronanza di sé: ché anzi gli atleti gareggiano per gioco, ma i voyeurs ga- reggiano su1 serio(tanto è vero che poi si picciano, o muoiono di infarto sugli spalti).

L'elemento di disciplinamento de1la competitività, che ne11o sport praticato aveva i due volti de11'accrescimento e della perdita de1la propria umanità, ne1 voyeurismo sportivo ne ha uno so1o, que11o negativo. Lo sport si presenta al1ora, come è stato nei secoli, quale instrumentum regni. Son cose ovvie: i circenses ten-gono a freno le energie incontro11abilli de11a fo11a.

Ma questo sport a1 quadrato(su cui già si esercitano speculazioni e mercati, borse e transazioni, vendite e consumi coatti) ge-nera uno sport a1 cubo, chee i1 discorso sul1o sport in quanto visto. Questo discorso è in prima istanza que1lo de11a stampa sportiva, ma genera a sua volta il discorso su11a stampa sportiva, e dunque uno sport elevato a11a potenza n. I1 discorso su1la stampa sportiva è il discorso su un discorso circa il vedere lo sport altrui come discorso.

Lo sport attuale è esser1Lzialmente il discorso su11a stampa sportiva. Al di là di tre diaframmi vi è 1o sport praticato, che a1 limite potrebbe non esistere. Se per una diabolica macchinazione de1 govemo messicano e de1 senatore Brundage, alleati con le catene televisive di tutto i1 mondo, le 1impiadi non si svolgessero,,ma fossero raccontate giorno  per giorno e era per era con immagini fittizie, nulla cambierebbe net sistema sportivo intemaziona1e, né i discorritori di sport si sentirebbero defraudati. Quindi 1° sport come pratica non esiste più, o esiste per ragioni economi-che(poiché è più facile far correre un atleta che inventare un film con attori che fingano di correre): ed esiste soltanto la chiacciera sulla chiacciera de11o sport. La chiacchiera su11a chiacchiera de1la stampa sportiva rappresenta un gioco con tutte le sue regole:hasta ascoltare quelle trasmissioni radiofoniche de1la domenica mattinat ove si finge(elevando 1o sport alla potenza ) che alcuni,cittadini radunati dal barbiere discorrano di sport.Oppure si può amdare a sorprendere tali discorsi dove avvengono.

Si vedrà, come tutti peraltro già sanno, chele valutazioni, i soppesamenti, g1i argomenti, le battute polemiche, le denigrzio- mi e i trionfi, seguono un rituale verbale molto complesso ma da1 le rego1e semp1ici e esalte. In questo rituale le energie inte11ettuali si,esercitano e si neutralizzano; le energie fisiche non sono più in gioco: dunque la gara si sposta a puro livel1o “politico”.Infatti la chiacchiera su1la chiacchiera sportiva ha tutte le apparenza de1 discorso po11tico.Vi si dice cosa i governanti avrebbero dovuto fare,cosa hanno fatto, cosa vorremmo che facessero, cosa è acca-duto e cosa accadrà:so1o che 1'oggetto non è la Città (e i corridoi del Palazzo di Governo) ma 1o Stadio, con le sue coulisses. Tale chiacchiera è dunque apparentemente la parodia de1 discorso politico; ma poiché in questa parodia si stemperano e si disciplina mo tutte 1e forze che i1 cittadino aveva a disposizione per il discorso po1itico, tale chiacchiera è l'Ersatz de1 discorso politico, e lo è a tal punto che diventa essa stessa ildiscorso politico. Dopo,mon viè p1ù spazio. E poiché chi chiacchiera 1o sport, se non facesse almeno questo, avvertirebbe di avere de11e possibilità digiudizio, de11'aggressività verbale, de11a competitivita politica da impiegare in qualche modo, la chiacchiera sportiva lo convince che queste energie sono spese e finalizzate a qualcosa. I1 dubbio calmato, 1o sport riempie i1 suo ruo1o di falsa coscienza.

E poiché la chicchiera su11o sport dà 1'i11usione di interessarsi di sport,1a nozione del fare 1o sport si confonde con que11a de1 parlare 1o sport: i1 chiacchierante si pensa sportivo e non si avvede più che non prat1ca 1o sport. Così non si avvede che non potrebbe praticarlo, perché i1 lavoro che fa, quando non chiacchiera, 1o fiacca e gli sottrae e le energie fisiche e i1 tempo per praticare lo sport.

Tale chiacchiera è que11a di cui Heidegger tracciava la funzione in Sein und Zeit: “La chiacchiera è la possibilità di comprende-re tutto senza alcuna preliminare appropriazione della cosa. La chiacchiera garantisce già in partenza dal pericolo di fa11ire in un siffatto appropriamento. La chiacchiera, che è a11a portata di tutti,non so1o svincola dal compito di una autentica comprensione ma forgia una comprensibilità indifferente per la quale nulla più esiste di incerto... La chiacchiera non presuppone la volizione di un inganno. La chiacchiera non ha i1 modo di essere de1 consapevole far credere qualcosa come qualcos'altro...La chiacchiera quindi, in virtù de11a sua indifferenza rispetto a11a necessità di rifarsi a1 fondamento di ciò che vien detto, è sempre, sin da11e radici. un chiudere”.

Certo Heidegger non pensava a una negatività totale de11a chiacchiera; la chiacchiera è il modo quotidiano in cui noi siamo

parlati dal linguaggio preesistente anziché piegar1o a fini di

comprensione e scoperta. Ed è atteggiamento normale. Per essa,,però, “cio che sta a cuore è che si discorra”. E siamo qui a que11a funzione de1 linguaggio che per Jakobson è la funzione “fatica”,o di contatto. A1 telefono(rispondendo “sì, no,certo,bene...”) e per strada(domandando “come sta?” a qualcuno di cui non ci interessa la salute,e lui 1o sa, tanto che gioca a rispondere “bene, grazie”) noi conduciamo discorsi fatici indispensabili a mantenere una connessione costante tra i parlanti, ma i discorsi fàtici so-no indispensabili proprio perché mantengono in esercizio la possibilità di comunicazione, ai fini di altre e più sostanziose comunicazioni; se questa furzione si ipertrofizza abbiamo un contatto continuo senza alcun messaggio. Come una radio accesa fuori sintonia, con un rumore di fondo e qualche scarica, che ci avverte che siamo, sì, in una certa comunicazione con qualcosa, ma non ci permette di saperen niente.

La chiacchiera sarà a11ora i1 discorso fàtico diventato fine a se stesso ma la chiacchiera sportiva è qualcosa di più, un discorso fatico continuo che si presenta ingannevolmente come il discorso sulla Città e sui suoi Fini.

Nata come elevazione al1'emesima potenza di que11o spreco    iniziale (e ragionato) che era i1 gioco sportivo, la chiacchiera sportiva è la magnificazione dello Spreco, e dunque i1 purtto massimo de1 Consumo. Su essa e in essa1'uomo de11a civiltà dei consumi consuma addirittura se stesso(e ogni possibilità di tematizzare e giudicare i1 consumo coatto a qui viene invitato e sottoposto).

Luogo de11'Ignoranza totale, costituisce i1 cittadino talmente in profondo che, nei casilimite(che sono molti), esso rifiuta di discutere questa sua disponibilità quotidiana a11a discussione nota. E dunque nessun richiamo politico potrebbe far presa su uma pratica che è la falsificazione totale di ogni disponibilità poli-tica. Per questo nessun rivoluzionario avrebbe i1 coraggio di rivoluzionare la disponibilità a11a chiacchiera sportiva, i1 cittadino coinvolgerebbe i1 discorso contestatario trasformandone le battune in battute di chiacchiera sportiva, o rifiutando di colpo, e con diffidenza disperata, 1'intrusione della ragione nel suo ragione wole esercizio di razionalissime regole verbali.

Per questo gli studenti messicani sono morti per niente. Per questo è apparso ragionevole che un atleta italiano dicesse no- ilmilimente: “Se ne ammazzano ancora non salterò”. Ma quanti a-vmvvero dovuto ammazzarne per non far1o saltare, non è stato. Che se poi egli non avesse saltato, sarebbe bastato agli altri parlare di cosa sarebbe successo se avesse saltato.

                                                 1969


 

 

 



[1] Da umberto Eco,1973,Il costume di casa. Evidenze e misteri dell’ideologia Milano, Bompiani, pp. 237-242.

 
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